Queste sono i due estremi  delle esternazioni di molti trader, analisti, giornalisti che si leggono in rete da anni e che sono tornate ad alimentare il confronto dopo che il bitcoin, superando i massimi del dicembre 2017, ha rispiccato il volo.

In questa sede non mi interessa stabilire chi ha ragione e nemmeno mi interessa esprimere la mia opinione (che già molti conoscono).

Vorrei invece ragionare da trader e da sviluppatore di algoritmi.

Guardiamo ai grafici sottostanti:

Li riconoscete?

A sinistra abbiamo un indice che perde più del 50% dopo 20 anni e che nel 2020 ha trascorso 5 mesi in congestione. A destra il grafico di un sottostante che ha performato il 1000% in un anno, molto più del bitcoin*.

Dove funzioneranno meglio le strategie trend follower e dove prenderanno meno falsi segnali con maggiore average trade e profit factor?

Nel primo o nel secondo caso?

Chiaramente nel secondo. Più un sottostante è volatile (e al tempo stesso liquido), più si muove e meglio è. Quindi accertato che non ci siano probabilità di default a breve, se la prospettiva non né quella di lungo periodo ad un trader le discussioni da bar non dovrebbero interessare così come non dovrebbe rinunciare per antipatie preconcette a fare trading su sottostanti molto direzionali e li dovrebbe inserire all’interno di un portafoglio multistrategy multi market ben diversificato.

Ora che il bitcoin è tradabile anche senza aprire conti su Exchange esteri e si moltiplicano le possibilità offerte W il bitcoin e ben vengano 10, 100, 1000 bitcoin.

* a sx il Ftsemib, a dx Tesla.