Nei miei libri e corsi ho spesso parlato del tema dei pattern di prezzo, tema affascinante che ancora oggi è utile approfondire anche per il trading algoritmico. Un pattern su cui molti chiedono informazioni è la pin bar.
Di cosa si tratta? La pin bar è così chiamata da Pinocchio = Pin, perché si tratta di una candela dal lungo “naso” ossia da un ombra molto lunga che può essere ingannevole: nella versione buliish crea un nuovo minimo distante dal precedente prima di assistere ad un risalita, mentre nella versione bearish crea un nuovo massimo per poi manifestare una chiusura debole.
Esistono pin bar rialzista e ribassiste. Osserviamole entrambe:
1. La bullish pin bar è costituita da una candela con un’ombra inferiore molto maggiore del “body” della candela stessa e una piccola ombra superiore. L’apertura è inferiore alla chiusura. Ricordiamo che per body (= corpo) si intende la parte delimitata da apertura e chiusura (si tratta di candela rialzista quando la chiusura è maggiore dell’apertura e ribassista quando l’apertura è maggiore della chiusura). Le ombre (dette anche più volgarmente stoppini) sono l’estensione che dal corpo della candela segnano il massimo ed il minimo.
2. La bearsi pin bar, viceversa, è costituita da una candela con un’ombra superiore molto maggiore del “body” della candela stessa e una piccola ombra inferiore. L’apertura è superiore alla chiusura.
La rottura del massimo della candela (caso bullish) sarebbe il segnale di conferma del segnale long, viceversa la rottura del minimo della candela: Le condizioni ideali in cui cercare le pin bar sono situazioni di trend a bassa volatilità, seguite appunto da questo pattern che indica, con una grossa estensione tra massimo e minimo, una improvvisa accelerazione dei prezzi, o situazioni di trend ben definito.
Questa la definizione e l’utilizzo ricorrente. Tutto questo però a un trader algoritmico dovrebbe lasciare un po’ di amaro in bocca. L’ombra inferiore nel caso bullish deve essere piccola, ma piccola quanto? L’ombra inferiore deve essere grande, ma grande quanto? Non tutti indicano ad esempio la condizione “maggiore del corpo della candela”.
Capite che tutto questo ha grandi elementi di discrezionalità, situazioni affascinanti per i graficisti, meno per chi è abituato a ragionare più concretamente su numeri e statistiche.
Se programmassimo il pin bar bullish in base alle condizioni seguenti che quantifica elementi che possono essere opinabili nella definizione della pin bar (chiusura nel 25% superiore del range, ombra inferiore che deve essere maggiore del corpo e non “molto” maggiore del corpo, nuovo minimo inferiore a quello precedente di una distanza pari alla metà del range), senza mettere alcun filtro legato alla situazione del trend otterremmo i seguenti dati statistici su dati daily di S&P500 e Ftsemib nel giorno successivo al manifestarsi del pattern.
pinbarlong = C > O and (C > H – 0.25 * range) and C < H and (O-L) > (C-O) and (O-L) > 2*(H-C) and L < L[1]-range/2;
MINI S&P
Pinbar BullishPattern 49
Total Bars 3895 Observation on Total Bars 1.26%
Next Close >= to prev close 22 44.90%
white candle 21 42.86%
new max 42 85.71%
FTSEMIB
Pinbar Bullish
Pattern 48
Total Bars 5541 Observation on Total Bars 0.87%
Next Close >= to prev close 26 54.17%
white candle 26 54.17%
new max 40 83.33%
In pratica i risultati non sono molto significativi, ne consegue che imporre condizioni un po’ più restrittive rischia di avere poche manifestazioni del pattern. I test sono stati condotti dal 1996. I risultati sono favorevoli in termini di nuovi massimi il giorno successivo al pattern ma con chiusure che si “sgonfiano” nel breve periodo, sia su Ftsemib che sull’S&P500 (dove abbiamo un bias rialzista che non è presente sul Ftsemib italiano).
Il lettore, su queste basi potrà provare a modificare leggermente le condizioni, rendendole più o mneo restrittive e/o inserendo filtri di trend verificando come funzioni il pattern sugli strumenti e time frame di proprio interesse.