Lunedì (sottolineo lunedì) è stata una Caporetto sui mercati azionari globali. S&P500 e NASDAQ sono sprofondati nel baratro con una giornata così nera da riportarmi alla mente lunedì 15 gennaio 2008, praticamente 10 anni fa.
Giornate così capitano poche volte in 10 anni di borsa, un altro caso analogo fu il 2001 col crollo delle Twin Towers ma a differenza di allora nel 2008 e lo scorso 5 febbraio non eravamo in una situazione di downtrend, in cui comunque la maggior parte delle tecniche di trading algoritmiche e non suggerivano short, ma in uptrend.
Questo significa che tutte le tecniche di mean reverting daily, che sono quelle più affidabili, robuste e che tradano a parametri invariate da anni, in casi così vanno a cercare dei long e se il mercato continua a crollare possono toccare alti livelli di MAE (massima escursione avversa) e vicino al punto di MAE così come accaduto nel 2008 bisognerebbe fare una cosa sola: comprare incrementando le posizioni.
Ecco che qui anche nel trading algoritmico entra in ballo qualcosa che ha poco di scientifico: la psicologia.
Da anni racconto i vantaggi del trading automatico e da parecchi anni sono il testimonial di come si possa fare anche altre attività oltre al trading, compreso andare in vacanza, lasciando che le strategie facciano trading per te, ma questo non risolve tutti i problemi psicologici. Magari fosse così…
Quando guardi al monitor, tutto sta crollando, vedi le perdite che si ingrossano e che le strategie vorrebbero aumentare l’esposizione ti viene voglia di staccare tutto o di fermare i nuovi acquisti delle strategie.
Chi racconta la versione facile facile che basta l’automatismo per essere distaccati è perché trada con le briciole. Conosco diversi trader algoritmici che hanno patrimoni immobiliari superiori al milione, derivanti da eredità, che tradano con meno di 100mila €. Per loro è più facile rispetto ad altri ancora che tradano con tutto quello che hanno, dai 600 mila € in su e che in giornate come quella di lunedì si sono trovati sotto di 50mila €… Ecco in quelle situazioni, così come per un money manager che deve rispettare dei parametri di rischio imposti dai regolamenti è più dura mantenere la calma e lasciare che le strategie continuino a comprare, eppure è così che bisognerebbe fare…
L’unica cosa che si può fare per alleviare il rischio di grandi open drawdown ed il disagio psicologico è usare strategie intraday trend follower che vadano in copertura: il cosiddetto trading multimarket multistrategy multitimeframe. Anche qui c’è un ma. Le strategie intraday hanno di norma filtri operativi per limitare il noise ed i falsi segnali, che possono in molti casi tenerti fuori, ed è un po’ quello che accaduto lunedì dove solo poche strategie, soprattutto per un fatto di orari, sono andati a cercare short sull’ultima gamba di ribasso ed hanno attutito solo in parte il drawdown intraday.
Ha ragione l’amico Thomas Stridsman quando dice che bisognerebbe buttare dentro in un portafoglio anche strategie che considerate da sole siano magari poco valide ma che nascano per essere decorrelate in situazioni simili. C’è sempre qualcosa da affinare… Il mondo del trading è bello per questo.
Nell’immagine di copertina il track record dei modelli impiegati per il Roboadvisor daily su futures aggiornato al 6 febbraio.