In apertura riproponiamo ancora una volta i nostri grafici che hanno fatto il giro del web e che mostrano il confronto tra l’andamento della borsa italiana con Usa, Germania e UK. Come ho spiegato in questo intervento a Binck TV la Brexit è stato certamente un evento grave e che lascerà strascichi per l’economia europea (oltre che quella inglese) ma occorre avere una visione disincantata dai commenti faziosi e demagogici dei media italiani; i prezzi ci dicono tante cose: 1) l’Italia è in fortissimo declino dal 2007, non si vedono segni di ripresa e non si può addossare la colpa alla Brexit dei crolli in borsa, ne’ alla sola speculazione. L’Italia non cresce, è il Paese degli sprechi, della corruzione dilagante, delle non riforme, della mala gestione delle banche e dei conti pubblici, della pressione fiscale più alta delle media UE e con il debito pubblico in continua ascesa. In un contesto simile è normale che si vadano a vendere i titoli del paese anello debole della UE. 2) la borsa inglese è tornata sui livelli pre-Brexit. Il Ftse250 è più rappresentativo del Ftse100 condizionato positivamente da imprese multinazionali che fanno affari fuori da UK, la sterlina è scesa e l’EurGbp ha rotto la trendline ribassista, ma tenuto conto anche di questi aspetti è fuor di dubbio che i mercati internazionali prezzino un rischio post Brexit superiore in alcuni paesi europei che non per l’Inghilterra stessa.
Messi i puntini sulle i diciamo inoltre che le criticità non si sono certo risolte con questo rimbalzo. Se continuassero le affinità col 2008, che abbiamo evidenziato a gennaio, ci aspetterebbe un recupero dei mercati europei, per l’Italia almeno 17,5 mila punti e poi di nuovo giù verso i 15mila. Nel dubbio ci sembra che non sia ancora il momento di pensare ad investire con serenità nel medio lungo periodo. Meglio una prospettiva di breve ed operazioni dal fiato corto.
- BTP
- Bund
- Crude Oil
- Dax
- EurGbp
- EurUsd
- Ftsemib
- Oro
- Ibex
- S&P500
Grafici: Visualtrader, Marketwatch Fida
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