In un precedente articolo che trovate QUI abbiamo trattato il VFI (Volume Flow Indicator) derivato dall’OBV (On Balance Volume). Ora chiudiamo il cerchio trattando proprio l’OBV.
L’OBV, sviluppato da Joseph E. Granville, mette in relazione le variazioni di prezzo con l’attività di scambio sotto forma di evoluzione dei volumi; in sintesi rappresenta la somma algebrica dei volumi scambiati nelle varie sedute di borsa e si basa su uno dei principi base dell’analisi tecnica secondo cui un segnale rialzista deve essere confermato da volumi in aumento. «L’Obv attribuisce valore positivo (negativo) al flottante registrato nell’unità temporale di riferimento se il prezzo di chiusura ivi fissato risulta superiore (inferiore) alla chiusura immediatamente precedente» (A. Fornasini, Etas Libri, 1996). L’OBV è utile per individuare le fasi di accumulazione e di distribuzione. Lo stesso tema fu in seguito sviluppato da altri analisti con la creazione di altri indicatori di cui i più noti sono il Money Flow e l’Accumulation Distribution Line di Larry Williams. L’analisi congiunta dell’OBV e dell’andamento dei prezzi può essere utilizzata per generare segnali d’ingresso prima ancora che come filtro operativo. Per verificare i risultati dell’OBV abbiamo testato le seguenti due righe di codice sull’azionario italiano su base daily.
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OBV Strategy
Easy Language
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Input: Len(20);
if OBV > average(OBV, Len) and C > average(C, Len) Then Buy at market;
if OBV < average(OBV, Len) and C < average(C, Len) Then Sell at market;
In pratica apriamo una posizione rialzista quando l’OBV è maggiore della sua media mobile a 20 periodi mentre quando l’OBV scende sotto a questa media chiudiamo la posizione long e ne apriamo una al ribasso. Sulle azioni italiane i risultati sono positivi ma il profit factor è basso, inferiore a 1,2 (e scenderebbe ancora applicando le commissioni). L’andamento dell’equity line non sarebbe malvagio fino al 2011, è molto costante ma dal 2011 ad oggi si nota un deterioramento sensibile. A dire il vero tale deterioramento affligge molti altri indicatori trend follower, tratti in inganno dai rimbalzi violenti all’interno della tendenza al ribasso del nostro indice degli ultimi 5 anni che spesso fa aprire posizioni lunghe poco prima che il mercato riprenda a scendere (potete ammirare la differenza tra le due curve nella galleria).
In tutta sincerità ci sono indicatori più efficaci di questo (e rafforza la mia opinione che spesso i volumi siano un modo obsoleto di guardare al mercato), come abbiamo dimostrato in altri articoli free, ma lavorando su filtri e aggiungendo un buon money management anche in questo caso si può costruire un discreto modello di trading che non faccia danni al trader neofita. Ribadisco infatti che questo non è un trading system da impiegare con denaro reale, è un test di un indicatore che serve a valutare la capacità dell’indicatore di filtrare il trend, non sono un modello da applicare come da sorgente ma vanno poi sviluppati).
Tra i titoli peggiori c’è ENI seguito da ENEL, ma per chi segue i miei articoli, libri e seminari, questo non è una sorpresa ma l’ennesima conferma che su questi titoli i trend follower non funzionano.
- I principali indicatori di performance dell’OBV sull’azionario italiano daily
- Detailed equity line fino al 2011
- Detailed equity line da fine 2011 ad oggi
- Trade analysis