Molti indicatori sono spesso sopravvalutati, ossia si sono conquistati nel tempo molta fama più per un buon marketing dello sviluppatore che per la loro reale efficacia. Uno degli indicatori più discussi è rappresentato dalle bande di Bollinger. In tale sede vogliamo dimostrare come tutto sommato la loro efficacia sia buona anche se non sempre il loro impiego da i risultati attesi. Il principio delle bande di Bollinger è noto: si tratta di un indicatore, sviluppato da John Bollinger, che si basa sul concetto di volatilità, definita come deviazione standard. La deviazione standard viene calcolata come radice quadrata della varianza.

Nello specifico, le bande di Bollinger vengono collocate intorno ad una media mobile, solitamente a 20 periodi. La banda di Bollinger superiore è ottenuta aggiungendo alla media mobile due volte la deviazione standard, mentre la banda di Bollinger inferiore è ottenuta sottraendo alla media mobile due volte la deviazione standard.

Le bande di Bollinger

Le bande di Bollinger

Un pregio delle bande di Bollinger è la loro flessibilità di utilizzo, possono essere usate sia come strumento trend follower che contrarian e anche per lavorare sui cicli di volatilità. Un loro difetto è la scarsa robustezza, ossia contrariamente a quello che molti pensano, non c’è un settaggio degli input che si adatti bene a qualunque mercato e time frame ma le bande sono molto sensibili al variare dei parametri che devono essere mutati sensibilmente in base allo stile di trading.

Utilizziamo come esempio queste poche righe di codice in cui l’ingresso in posizione rialzista è dato dalla condizione di chiusura maggiore alla banda di Bollinger superiore con una lunghezza di 20 e deviazione standard pari a 2. Nel caso in cui il minimo delle barre successive all’ingresso scenda sotto alla banda usciamo immediatamente a mercato. Inseriamo poi un trailing stop uscendo nel caso in cui il mercato scenda sotto al minimo della barra precedente meno un tick. Le condizioni per i trades short sono uguali e contrarie: si apre una posizione al ribasso quando i prezzi chiudono sotto alla banda di Bollinger inferiore con deviazione standard pari a 2 e lunghezza di 20. Se il massimo scende sotto alla banda inferiore chiudiamo subito la posizione a mercato. Anche in questo caso usiamo un trailing stop sul massimo della barra precedente incrementato di un tick.

Applicando questo semplice algoritmo sul FTSEMIB futures a 60 minuti otteniamo un risultato non entusiasmante: il profitto netto non supera i 100 mila € dal 2000 ad oggi con un fattore di profitto di 1.21, uno Sharpe ratio di 0.13 e un massimo drawdown di circa 25.000 €. Se consideriamo che l’average trade (la vincita media) è di appena 55 €, nell’impiego reale, dedotti i costi e lo slippage rischieremmo di trovarci con un pugno di mosche in mano. Lo stesso identico codice testato sul Dax30 futures, con un contratto, sempre su compressione a 60 minuti genera invece un profitto di 181000 € dal 2000 ad oggi con un drawdown di 25000 €, il fattore di profitto supera 1.26 con uno Sharpe ratio di 0.23, un average trade di 64 € e una percentuale di successo pari al 34%. L’andamento della curva dei profitti è abbastanza regolare. Occorre intervenire però con un filtro operativo e una miglior gestione del trade per provare ad ottenere un algoritmo adeguato all’impiego con denaro reale.

{Codice per Multicharts}

If marketposition = 0 and C > Bollingerband (close, 20, 2) then buy next bar at market;

if Low > Bollingerband (close, 20, 2) then sell next bar at market;

if marketposition = 1 then sell next bar at low[1] 1 point stop;

If marketposition = 0 and C < Bollingerband (close, 20, 2) then sellshort next bar at market;

if high < Bollingerband (close, 20, 2) then buytocover next bar at market;

if marketposition = 1 then buytocover next bar at high[1] +1 point stop;

Articolo pubblicato su Borsa & Finanza – Maggio 2012

Equity line del modello basato sulle bande di Bollinger

Equity line del modello basato sulle bande di Bollinger